Corsi di degustazione dei vini biologici

Corsi di degustazione dei vini biologici
Marzo 2015 a Roma

venerdì 6 giugno 2008

La cassetta di legno dei vini può diventare un nido per gli uccelli


Vi segnalo una notizia curiosa e, penso, interessante per che si appassiona al rapporto tra vino e ambiente.

La notizia mi arriva da Directo al paladar, un blog spagnolo di vino e cibo fatto davvero molto bene.

E' meraviglioso quando un designer crea un oggetto che ha un'altra vita oltre la sua utilizzazione principale. E' il caso di questo contenitore di legno per bottiglie, disegnato da Michael Sholk.
Dopo aver fatto il suo mestiere di proteggere e permettere il trasporto di una bottiglia di vino, questa cassetta diventa molto semplicemente un nido per uccelli.
Non solo ricicliamo l'oggetto (senza aggiungerlo alla marea di rifiuti che, molto stoltamente, il nostro paese incenerisce o, per dirla in modo eufemistico e sbagliato, "termovalorizza") ma lo usiamo in un modo amico dell'ambiente.

Directo al Paladar
ci precisa che per ora si tratta solo di un prototipo, non ancora in vendita.

Aggiungo però che non è poi così complicato adattare una cassetta di legno per vini o liquori alla funzione secondaria di nido per uccelli.

Basta andare su qualcuno dei siti che si occupa di uccelli per avere un'idea di come adattare una cassetta di legno per i vini alla sua nuova funzione di nido artificiale.
Con un po' di pazienza si trovano anche le informazioni più adatte per attirare nel nido il tipo di uccelli che vogliamo, come ad esempio cince e cinciallegre, che sono dei formidabili insettivori, quindi uccelli molto utili in agricoltura biologica.

Qui trovate un po' di riferimenti utili:


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giovedì 5 giugno 2008

Un appello in difesa dell'identità del vino italiano

Abbiamo ricevuto questo appello ideato da Sandro Sangiorgi di Porthos e, dopo averlo sottoscritto, abbiamo deciso di pubblicarlo nel blog.

In fondo a questo post trovate tutti i riferimenti per sottoscrivere l'appello.

Mi sembra che il collegamento di questo appello con le tematiche che abbiamo sempre trattato nel Blog e nel sito del Vino Biologico sia evidente. Idealmente la stragrande maggioranza dei viticoltori biologici sono d'accordo con queste posizioni.

Mi sembra anche importante sottolineare che la difesa dell'identità del Vino Italiano sia un fattore di carattere economico, prima ancora che ideale e di principio. Per dare un futuro ai viticoltori italiani, la difesa dell'identità è un elemento essenziale.


[immagine Flickr.com]

In difesa dell'identità del Vino Italiano

Le vicende riguardanti i casi di presunta violazione del disciplinare del Brunello di Montalcino hanno fornito lo spunto per l'ennesimo attacco nei confronti della tipicità e della storia dei vini italiani.

A sferrare l'offensiva sono stati i teorici dell'omologazione, del liberismo selvaggio applicato al settore vitivinicolo, di quella malintesa modernità che vorrebbe qualsiasi prodotto enologico conforme ai canoni della richiesta di mercato. Ma chi sono queste persone? Su Porthos 28, nel pezzo "Il mostruoso equivoco", si parla di un vero e proprio establishment, formato da consulenti, cantine industriali ma anche produttori medi e piccoli, critici e opinion leader. A unirli è la convinzione che il vino sia frutto di un protocollo applicabile ovunque, non a caso molti di loro sono i migliori clienti delle industrie chimiche e biotecnologiche.

Approfittando di un momento di enorme confusione mediatica, questi signori ci spiegano che il problema non è chi froda - agendo al di fuori delle leggi e ingannando il consumatore - bensì l'intero sistema di regole condivise. Parlano di obsolescenza dei disciplinari di produzione, sostengono l'inevitabilità del ricorso ai vitigni "migliorativi" al fine di rendere i vini italiani più competitivi, pretendono di utilizzare le denominazioni più prestigiose senza dover rispettare la storia, le tradizioni e il lavoro che hanno contribuito a generarne il mito.

Si esprimono quasi sempre senza contraddittorio e trovano ampia cassa di risonanza in diversi organi di stampa a diffusione nazionale; le loro dichiarazioni assumono così la valenza di prescrizioni inderogabili per la salute dell'intero comparto enologico.

Per chi, come noi, considera il vino un bene culturale e un nutrimento dello spirito, tutto questo è inaccettabile.

I disciplinari di produzione sono stati creati allo scopo di salvaguardare e garantire l'identità e l'integrità dei vini italiani. Negli ultimi quarant'anni, con la complicità e la disattenzione delle autorità di controllo, alcuni dei territori più significativi sono stati trattati come dei contenitori da riempire, occupare o allargare a dismisura. In numerosi luoghi la vite si è trasformata da coltura specializzata a coltivazione dominante, togliendo varietà e respiro al paesaggio. Sì è assistito a un'invasione di vitigni alloctoni con l'obiettivo di "migliorare" le specialità italiane e realizzare prodotti più facili da consumare, senza badare allo svuotamento di contenuti a cui molti vini sarebbero andati incontro. L'establishment continua a modificare i disciplinari senza alcuna progettualità, ma fotografando di volta in volta il cambiamento proposto dal marketing. Tutto ciò in nome di un riscontro economico immediato e seguendo i capricci del mercato. Un grave errore dal punto di vista etico ma anche sotto il profilo economico: la standardizzazione dei nostri vini ha come diretta conseguenza, nel medio-lungo periodo, un calo delle vendite e dell'attrattiva turistica esercitata dalle zone di produzione.

Per restituire credibilità ai disciplinari e recuperare lo spirito che li ha generati, si dovrebbe condurre una campagna restrittiva, aggiornando e migliorando le regole e i controlli per adeguarli ai nuovi sistemi che l'establishment usa per aggirarli. In questo momento le aziende vinicole possono utilizzare prodotti sistemici che, progressivamente, tolgono vita alla terra e ai vigneti; nella realizzazione del vino non lesinano lieviti, batteri ed enzimi selezionati dalla biotecnologia; inoltre, sono autorizzate sostanze, giustificate da una supposta origine enologica, che dovrebbero aggiustare il liquido. Tutte queste azioni rendono vano il concetto di territorialità.

Le ultime leggi hanno autorizzato i consorzi di tutela, formati dalle stesse aziende, delle verifiche sulla corrispondenza tra i vini e i rispettivi disciplinari ma la situazione non è migliorata, visto che in Italia la produzione non ha ancora assunto la maturità per procedere a un serio autocontrollo.

Il vino è lavoro, socialità, commercio. La globalizzazione rappresenta un'opportunità quando permette di conoscere e confrontare prodotti che sono espressioni di territori e culture differenti; è invece un pericolo quando impone l'appiattimento della varietà, lo svilimento della territorialità, la sostituzione del lavoro e della capacità contadina con la manipolazione industriale e con l'alchimismo.

Per questo noi, che produciamo, raccontiamo, commerciamo, studiamo, amiamo il vino italiano, ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi ipotesi di snaturamento delle denominazioni, sia attraverso l'impiego di vitigni alloctoni sia attraverso pratiche che abbiano la finalità di fare del nostro vino qualcosa di differente da sé. La forza del vino italiano risiede nella complessità e nella varietà che rappresentano risorse da valorizzare, anziché sacrificarle in nome delle presunte esigenze del gusto globalizzato.

Ci proponiamo dunque di dedicare d'ora innanzi un impegno ancora maggiore - che già si sta concretizzando grazie all'amore con cui molti dei firmatari di questo appello organizzano manifestazioni, convegni, stage, corsi e degustazioni - nel preparare campagne di sensibilizzazione e di informazione in difesa dell'identità del nostro vino, certi che sia l'unica strada percorribile per tutelarlo e continuare a farlo amare nel mondo.

Testo a cura di Marco Arturi e Sandro Sangiorgi

Per sottoscrivere l'appello: http://www.firmiamo.it/indifesadellidentitadelvinoitaliano







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domenica 1 giugno 2008

Vini biologici in rete: remix

Visto che spesso trovo in Rete notizie di blog e siti che parlano in vario modo delle tematiche che ci interessano nel Blog del Vino Biologico, ho deciso di dare vita, quando ce ne sarà bisogno, a questo remix, cioè a un articolo che presenta notizie di varia attualità.




L'energia dei Settesoli

Nel blog abbiamo parlato spesso in passato di energie rinnovabili e cantine.
L'Acquabuona, periodico di cultura alimentare, ci informa che la cantina siciliana Settesoli inaugura il 30 maggio il più grande impianto fotovoltaico del settore vitivinicolo. Un totale di 1.500 pannelli per una produzione complessiva annua di 370.000 Kwh.
I pannelli fotovoltaici, che occupano una superficie di circa 5.000 mq, sono stati interamente installati sui tetti degli stabilimenti produttivi e sono quindi quasi completamente invisibili, senza pregiudizi particolari per il paesaggio.

Tour nelle Langhe
DiVino Scrivere ci offre un resoconto davvero interessante di una visita nelle Langhe nell'azienda di Teobaldo e Augusto Cappellano, alfieri di Vini Veri che organizza da cinque anni Vini secondo natura, una delle manifestazioni alternative al Vinitaly. Una filosofia antica, quella dei Cappellano, e, al tempo stesso, modernissima per un modo particolare di fare vino.

Vini biologici a SaporBio
Non potevano che essere biologici i vini di SaporBio, la rassegna del gusto, dell’ecologia e del vivere sano che si svolgerà in Versilia dall’11 al 15 giugno. La manifestazione, giunta quest’anno alla seconda edizione, è stata ideata e ha come testimonial principale Marco Columbro, personaggio televisivo e storico sostenitore della causa biologica.
I vini biologici, anzi biodinamici, sono i rossi dell'azienda vitivinicola Duemani di Riparbella (Pisa). La filosofia dell'azienda ci viene spiegata in un articolo di Newsfood.
"Il concetto che applichiamo per la coltivazione del nostro vigneto - spiegano Luca D’Attoma ed Elena Celli, proprietari dell’azienda - è quello di creare e coltivare piante sempre più resistenti alle malattie, con un apparato radicale molto sviluppato in profondità, in modo da esplorare il suolo per ricercare e selezionare i migliori elementi nutritivi, con il risultato della maggior caratterizzazione del nostro vino".


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