Corsi di degustazione dei vini biologici

Corsi di degustazione dei vini biologici
Marzo 2015 a Roma

lunedì 22 febbraio 2010

Il Parkinson inizia dallo stomaco a causa dei pesticidi

Il Parkinson inizia dalle cellule nervose dell'intestino per poi migrare nel sistema nervoso centrale. La causa sarebbero i pesticidi, tra cui il rotenone, usato per anni anche in agricoltura biologica, prima che il suo uso fosse vietato. La teoria è di un giovane ricercatore spagnolo, Francisco "Paco" Pan-Montojo Puga, che lavora in Germania, all'università di Dresda, in un progetto coordinato dal prestigioso Max Planck Institute.

"I pesticidi che ingeriamo ed il Parkinson sono collegati: lo abbiamo potuto dimostrare nei topi" spiega Paco. "Appena un mese e mezzo dopo aver somministrato il pesticida, iniziano a manifestarsi negli animali i primi sintomi. Abbiamo ottenuto per la prima volta un modello animale che riproduce il Parkinson dal principio fino alla comparsa dei sintomi motori (come il classico tremore, ndb). Quando questo compare negli esseri umani, il male progredisce in modo accelerato e inarrestabile. Non c'è cura."

Questa scoperta induce almeno due riflessioni.

La prima è che anche nel biologico occorre essere molto attenti alle pratiche e ai prodotti utilizzati. C'è il rischio di clamorosi autogol, come nel caso del rotenone. Tra l'altro, il divieto del rotenone non ha avuto origine dal suo pericolo per la salute umana ma per la alta tossicità per i pesci.

La seconda riflessione è che troppo spesso, quando si parla dei pericoli dei pesticidi e di altre sostanze chimiche, si prende in considerazione solo la loro tossicità acuta. Molto più raramente si ragiona sugli effetti a lunga scadenza, legati ad esempio all'assunzione a dosi anche basse ma per periodi lunghi, di anni o di decenni.

La nostra salute, se c'era bisogno di un altra riprova, passa dal nostro stomaco. Un motivo in più per mangiare e bere prodotti dell'agricoltura biologica. 




Leggi altri articoli del blog sui rapporti tra pesticidi e Parkinson.

Qui potete leggere un articolo completo su questa nuova scoperta medica (in spagnolo)
.


Qui (per chi è interessato) trovate il lavoro scientifico originale ("Progression of Parkinson's Disease Pathology Is Reproduced by Intragastric Administration of Rotenone in Mice"), pubblicato su PlosOne.


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venerdì 19 febbraio 2010

Antibiotici nei vini

Spesso, quando parlo di vini biologici, mi viene fatta l'obiezione: "Ma tutti i vini sono naturali, nei vigneti ormai si usano pochi antiparassitari, la fermentazione alcolica è un processo naturale! A che servono i vini biologici? Perchè dovrei bere un vino biologico?".

L'obiezione di per sè non è molto fondata ma mi obbliga ogni volta a ripartire dalle origini, a spiegare che bere vini biologici non fa bene solo all'ambiente ma anche alla nostra salute (e anche a quella dei viticoltori, visto che evitano di usare pesticidi chimici molto tossici). Cito varie notizie e studi, come le rilevazioni di Legambiente "I pesticidi nel piatto", da cui ogni anno si scopre che parecchi vini italiani contengono (entro i limiti di legge) antiparassitari chimici di vario tipo.

Voi volete bere antiparassitari con un piatto di spaghetti al pomodoro o con un pollo arrosto? Io no!


Senza lanciare allarmismi ma sempre per essere informati e scegliere in modo consapevole, vi segnalo questa notizia rimbalzata dalla Germania: risale a qualche settimana fa ma è sempre molto istruttiva. Non bastavano i pesticidi nei vini: ci mancavano gli antibiotici!

Ancora vini argentini con antibiotici
[rielaborato da ElMundoVino.com]

Le autorità sanitarie tedesche hanno nuovamente trovato antibiotici in vari vini di origine argentina e ne hanno proibito la vendita, ritirandoli dal mercato. Secondo quanto ha detto Peter Hauk, ministro per la difesa dei consumatori del  Baden-Württemberg, durante controlli di routine sono stati rilevati residui troppo elevati dell'antibiotico natamicina in sette campioni sui 42 vini argentini esaminati.

I controlli hanno riguardato vini tedeschi e vini  importati da paesi come Spagna, Cile, Sud Africa, Messico e, appunto, Argentina: in totale, quasi 250 vini, risultati tutti in regola tranne quelli argentini. In totale sarebbero state ritirate dal mercato circa 120mila bottiglie.

I residui di natamicina scoperti non sarebbero pericolosi per i consumatori ma comunque non devono stare dentro una bottiglia di vino.
Un ritiro di vini argentini contenenti natamicina era già avvenuto a dicembre; anche un vino del Sud Africa avrebbe contenuto la stessa sostanza. In Europa è vietato usare la natamicina sui vini o importare vini che la contengano.

Che cos'è la natamicina? È un antibiotico fungicida, usato per la produzione di alimenti come formaggi e salumi. Difficile spiegare precisamente la sua presenza nel vino. I produttori “incriminati” si sarebbero scusati dando la colpa all'uso dei chips, cioè i trucioli di legno. Sembra più probabile che la causa sia in una cattiva gestione della vinificazione: l'uso della natamicina dovrebbe infatti combattere la presenza di spore fungine rimaste nel vino dopo la filtrazione.

Altre notizie si possono trovare in questo articolo (in spagnolo) di Urgente24.com.


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Incontro sulla vinificazione biologica in Lombardia

L'Associazione Lombarda degli Agricoltori Biologici LA BUONA TERRA organizza per martedì 23 febbraio 2010, alle ore 18, l'incontro informativo

VINIFICAZIONE BIOLOGICA: METODI, TECNICHE, NORMATIVE


L'incontro si svolge a Polpenazze del Garda (Brescia), nella Sala Consiliare, piazza Biolchi (castello) .

Relatori dell'incontro saranno l'agronomo Paolo Di Francesco, che farà il punto della situazione sulla prossima normativa comunitaria del vino biologico, e l'enologo Marco Lazzarini (dell'azienda Civielle di Moniga del Garda, che produce vini da uve biologiche) che presenterà, in modo dettagliato, gli aspetti tecnici della vinificazione biologica.

L'incontro è a partecipazione gratuita ed è rivolto agli imprenditori agricoli, coadiuvanti e impiegati in agricoltura e si avvale del contributo della Regione Lombardia e del Fondo Europeo Agricolo Sviluppo Rurale (mis. 111 b PSR 2007-2013).

Per informazioni: 
La Buona Terra 
www.labuonaterra.it
Tel. 393-9242224 (Giancarlo)


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mercoledì 17 febbraio 2010

Il Verdicchio di Bucci tra i migliori vini biologici

Si confermano tra i migliori vini bianchi biologici i due Verdicchio dell'azienda Bucci di Ostra Vetere (AN): una delle realtà più significative della viticoltura biologica marchigiana ormai dal 1998.

Dell'azienda Bucci abbiamo già parlato più di una volta nel Blog del Vino Biologico.

L'ultimo riconoscimento è venuto dalla “Guida ai vini d'Italia bio 2010” di Pier Paolo Rastelli. I due vini premiati sono il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2008 ed il Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Doc “Villa Bucci” 2006.

La Guida ai Vini Bio 2010, giunta alla XIII edizione, è il più completo e aggiornato vademecum per districarsi nel sempre più fitto mondo dei vini ottenuti da agricoltura biologica e biodinamica prodotti da aziende certificate.

La nuova edizione ha recensito 776 vini provenienti da 211 cantine. Tra questi, 110 vini hanno ottenuto una particolare menzione per il loro alto profilo organolettico: a condurre la graduatoria regionale è la Toscana con ben 38 allori, seguita dai 13 del Veneto. Più distanziati il Piemonte e le Marche, rispettivamente con 10 e 9 menzioni.


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martedì 16 febbraio 2010

Vini biologici al ristorante Il Cervo di Caramanico Terme

Il nostro lettore Luciano ci segnala un interessante ristorante in provincia di Pescara, nella Valle dell'Orfento.

Si tratta del ristorante Il Cervo di Caramanico Terme.

Nel ristorante è possibile bere i vini biologici (sia in caraffa che in bottiglia) dell'azienda Tenuta Arabona di Manoppello Scalo (Pescara). Ovviamente trovate il Montepulciano d'Abruzzo Doc, insieme al Montepulciano d'Abruzzo Cerasuolo Doc e al Cabernet Igt Colline Pescaresi.

Nel menù del Cervo è protagonista la selvaggina, tanto per tenere fede al nome: vi segnalo, solo come esempi, le tagliatelle di farro con capriolo in bianco ed i raviolini di lepre alla crema di noci, tra i primi, e
le polpettine di cinghiale con ceci e pomodoro e le lombatine di cervo lardellate in padella, tra i secondi.

Luciano precisa che "si mangia benissimo e si paga il giusto". Mi fido del suo giudizio per la qualità della cucina: i prezzi potete esaminarli direttamente sul sito del ristorante; a me sembrano decisamente onesti.

Luciano tiene anche a specificare che il ristorante si trova "in contrada Decontra, a Caramanico Terme, proprio sopra la splendida valle dell'Orfento, considerata una delle dieci valli più belle d'Europa!". Non ci resta che fare una bella passeggiata e provare il ristorante Il Cervo, soprattutto finchè il freddo invita a un pranzo più robusto a base di selvaggina.

Grazie Luciano, continua a seguirci!


Ristorante IL CERVO
Contrada Decontra, Caramanico Terme 65023 (PE)
Tel. 085-922272 - Cell. 368-7307218
www.ilcervo.it

Tenuta Arabona
di De Acetis Maria Antonietta
Via Santa Maria Arabona, 30 - 65025 Manoppello Scalo (PE)
Tel. 085-8561902 Fax 085-4969152
www.tenutaarabona.it


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lunedì 15 febbraio 2010

Il blog dell'enoteca Mandorlamara

Qualche tempo fa, parlando dello spumante biologico di Liana Peruzzi, vi ho indicato l'enoteca Mandorlamara di Pavona di Castelgandolfo, a pochi km da Roma, dove è possibile trovare questo spumante e anche altri vini biologici.

Oggi vi segnalo l'apertura del blog di Mandorlamara.

La prima curiosità è una ricetta in tema con queste giornate (qui ai Castelli Romani abbiamo avuto una nevicata fuori dall'ordinario): la caseula. Un piatto tipico lombardo (come Giorgio, il proprietario di Mandorlamara), gustoso, saporito e un po' pesante. Con un buon bicchiere di un vino rosso (biologico!) generoso e potenete, è il piatto ideale per una serata invernale e quattro chiacchiere tra amici. La ricetta pubblicata da Mandorlamara ve la consiglio soprattutto perchè l'ho sperimentata direttamente, cucinata  dallo stesso Giorgio.

Enoteca Mandorlamara di Giorgio Barbieri
Via Nettunense km 4,700 
Pavona di Castelgandolfo (Roma)


La presentazione del blog di Mandorlamara

Un'enoteca, uno spazio per ricercare nuovi prodotti, leggere, ascoltare musica, chiacchierare, trovare buoni vini, birre, tè, caffè, specialità alimentari e... cordialità.

Seguendoci si potrà partecipare a degustazioni, corsi, presentazioni di libri e gruppi musicali, artisti vari, e potrete prendere un tè da noi o prendere un aperitivo oppure, su prenotazione, passare una serata con buoni vini e tanti sfizi.


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venerdì 12 febbraio 2010

Non solo vino: il sidro biologico

Ogni tanto, quando capita, parliamo anche di altre bevande alcoliche diverse dal vino. E' il caso del sidro biologico.

Il sidro è una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione delle mele o anche di altra frutta, come le pere. Il sidro era una bevanda prodotta artigianalmente in gran parte del Centro e del Nord Europa e anche nelle zone montane del Nord Italia, dal Friuli al Trentino, dal Piemonte alla Liguria. Dopo la guerra questa produzione è molto diminuita, anche se in certe zone, come ad esempio nel nord della Spagna (nelle Asturie, principalmente, ma anche in Galizia e nei Paesi baschi), la produzione di sidro è ancora oggi fiorente.

Nelle Asturie il sidro ha ottenuto addirittura il riconoscimento della Dop (Denominazione di origine protetta) come "Sidra de Asturias". La "sidra" è la bevanda nazionale delle Asturie, con una serie di locali (le "sidrerie", appunto) simili ma solo in parte alle birrerie. Il sidro delle Asturie, che è quello che preferisco, non è dolce ed è moderatamente frizzante. Si può bere come aperitivo o insieme alle caratteristiche "tapas". Tra l'altro, ho visto che anche nelle Asturie ora ci sono produttori di sidra biologica. Un ottimo sidro si beve anche nei Paesi Baschi. Altri tipi di sidro, per esempio alcuni che ho assaggiato, prodotti in Francia o in Gran Bretagna, mi piacciono molto meno perchè sono troppo dolci e troppo frizzanti per il mio gusto.

Oggi vi parlo di un sidro biologico fatto in Italia che mi ha soddisfatto perchè non è troppo lontano dal gusto della sidra asturiana. Si tratta del sidro di mela di Podere Fontecornino, un'azienda di Montepulciano in Toscana che, anziché al vino, si è dedicata alle mele, forse per le origini del proprietario che è dell'alta Italia.

Il sidro di Fontecornino è naturalmente frizzante e moderatamente dolce. Viene prodotto a partire dal succo delle mele di Fontecornino a Tres, in Trentino, dove la tradizione del sidro è rimasta fino ai giorni nostri. Va servito fresco (6-8°C) e stappato al momento di berlo. Deve essere bevuto giovane e conservato al riparo dalla luce. Può essere validamente usato anche per preparare alcune ricette, come il merluzzo al sidro.

Fontecornino produce anche succo e aceto di mele, oltre a vendere le sue mele di tante diverse varietà.

In Italia ci sono altri produttori di sidro biologico: uno è sicuramente Ecomela La Carnica di Verzegnis (Udine). Ne parleremo prossimamente.

Se avete bevuto sidro biologico, in Italia o all'estero, diteci la vostra opinione.


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mercoledì 10 febbraio 2010

Divagazioni: boicottiamo sugo, polenta e tacchino

Questo post, come si accorgeranno chiaramente i lettori, non riguarda il cuore degli interessi del blog (oddio, quasi mi scappava "la mission", come dicono oggi quelli bravi). Insomma, qui non parliamo di vini biologici ma parliamo (anche) di vini, e di vini italiani in particolare.

Da alcuni anni, ormai, assisto a una vera e propria moda del protezionismo alimentare: un protezionismo per la maggior parte dei casi più a parole che a fatti, visto che il Mercato Unico europeo è una realtà e visto che tutto il mondo diventa sempre più un unico mercato globalizzato. Che poi questo sia o meno una cosa positiva, ne discuteremo magari un'altra volta. Una cosa è certa: decidere oggi, per fare un esempio, di chiudere le frontiere al vino francese o spagnolo solo perchè tanti nostri produttori hanno le cantine piene di vino invenduto è, semplicemente, impossibile.

Si è affermato così un protezionismo alimentare fatto più di chiacchiere e proclami che di fatti concreti. E così, giù appelli contro il pomodoro cinese, l'olio tunisino, le fragole del Marocco o il pesce del Vietnam. Questo non c'entra nulla con la sacrosanta necessità di non vedere sulla nostra tavola e nei nostri ristoranti cibi che non rispettano fino in fondo tutte le norme igieniche, di

Non ci fermiamo qui. Nelle recenti feste natalizie, il ministro dell'agricoltura, il leghista veneto Luca Zaia, ha lanciato un vibrante appello, con tanto di trasmissione televisive al seguito, per "brindare italiano". Insomma, basta con lo champagne e via con lo spumante autarchico (mi verrebbe da malignare e osservare che, casualmente, lo spumante ha le sue eccellenze produttive italiane in quel Nord Italia tanto caro al ministro, ma non lo faccio!). Conosco e bevo ottimi spumanti italiani, anche biologici, ma sarei davvero uno sciocco se dicessi che non mi piace lo champagne (soprattutto quello buono), magari biodinamico. 

Ancora: il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dice basta ai menù etnici che nelle scuole della Capitale per anni hanno fatto conoscere, una volta al mese, piatti della tradizione di alcuni dei popoli immigrati più presenti in città, dagli albanesi ai romeni ai filippini. Basta: smettiamola con il cous cous, ha detto Alemanno: via libera invece a piatti regionali, dalla ribollita toscana alla polenta.
Tutto all'insegna dello slogan: "Italiano è meglio".

In tutte queste manifestazioni vedo molta confusione, tanta demagogia, tantissima ignoranza e anche un pizzico di razzismo.

Mi spiegate perchè a Natale o a Capodanno debbo preferire uno spumante italiano a uno champagne francese o, magari, a un cava spagnolo? Sarò libero di bere quello che preferisco? La scelta se mai la farò sulla base dei miei gusti, delle mie simpatie, delle mie conoscenze e anche del prezzo.


Non è una delle cose più affascinanti nei viaggi conoscere le abitudini alimentari degli altri popoli, magari evitando i ristoranti turistici?

Perchè debbo boicottare il panino con il kebab e preferire invece il panino con la polpetta tutta italiana? Già, perchè lo stesso ministro Luca Zaia (nella foto in alto) ha ben pensato di benedire con la sua presenza il panino McItaly, fatto tutto con ingredienti italiani, di una notissima catena di fast food. Ma come, ma non era proprio il fast food la negazione assoluta della nostra civiltà alimentare, della nostra cultura gastronomica? Non è stato il fast food, insieme alle merendine, alle patatine e alle caramelle, ad aver creato nuove generazioni di bambini e ragazzi sempre più obesi? Le cattive abitudini alimentari si nobilitano se la polpetta è fatta con la carne di una vacca italiana? Per quale motivo dovrei preferire un (cattivo) panino fatto con un hamburger di pura carne italiana, condito con salse grasse e qualche foglia di insalata triste, a un (gustoso) panino con il kebab, fatto con il pane arabo di grano duro?

Non ci vedete qualcosa di assurdo e di contraddittorio? Perchè non dovrei preferire le olive greche di Kalamata (le compro in un discount e sono davvero ottime) a delle olive "sedicenti" italiane, inscatolate in Puglia o in Toscana e magari provenienti dalla Spagna o dalla Tunisia? Magari il giorno dopo cambio: compro e mangio delle olive biologiche sott'olio che fanno a Lanuvio, a pochi chilometri da casa mia, e che sono una delle passioni del mio amico Salvatore. E allora, che c'è di strano?

Andando di questo passo, ci chiederanno di boicottare la polenta (di mais), il sugo (di pomodoro), il tacchino ripieno di Natale o il purè (di patate). D'altra parte, pomodoro, granturco, patate e tacchino vengono dalle lontane Americhe: prima di Colombo (Cristoforo, non il tenente!), non le conoscevamo. Allora che facciamo? Torniamo all'ortodossia alimentare antecedente al 1492?

Basta così, per oggi mi fermo qui.

Voi, che cosa ne pensate?


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Le vostre domande: perchè parlate di "vini biologici"?

Ci scrive Marco:

...perchè parlate di vino biologico quando non esiste un disciplinare approvato a livello normativo?
Grazie
Caro Marco,
grazie per la tua giusta domanda. La risposta è semplice e, al tempo stesso, complessa.
Andiamo con ordine.

Il vino biologico in Italia e in Europa (dal punto di vista normativo) non esiste.
Questa affermazione è in sé vera: non esiste un regolamento europeo né una normativa italiana in materia. In pratica, oggi è possibile certificare solo le uve biologiche (cioè il processo di produzione agricola) ma non la vinificazione. Per questo sulle bottiglie trovate la scritta (corretta): "vino da uve da agricoltura biologica". Entro il 2010 questa anomalia sarà corretta perchè l'Unione Europea sta elaborando un regolamento sui vini biologici. Peraltro, molti produttori italiani seguono già da anni dei disciplinari di certificazione privata sulla vinificazione biologica che regolano i processi ed i prodotti usati in cantina.

Il vino biologico già esiste da anni.
Se non da un punto di vista normativo, questa affermazione è corretta e concreta da tutti gli altri punti di vista. Da anni si parla correntemente di vini biologici sul mercato, in enoteca, nelle guide, nei concorsi ecc. Da anni, per esempio, il Vinitaly usa nel suo catalogo on line la categoria merceologica "vini biologici". Da anni esistono concorsi, come il Biodivino in Italia e il concorso internazionale del BioFach; esiste una Guida ai vini biologici.

Ci è sembrato così normale, fin dall'inizio, parlare di "vino biologico".
Del resto, vi immaginate un sito
www.ilvinodauvecertificatedaagricolturabiologica.it ?
Non avrebbe mai funzionato...

Grazie, Franco: mi hai permesso di rispondere a un quesito che credo interessi molti lettori.
Continua a seguirci.


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martedì 9 febbraio 2010

BioFach: grande attesa per il Salone del Vino

Grande attesa per il prossimo BioFach di Norimberga, il Salone mondiale del biologico in programma dal 17 al 20 febbraio 2010.

Attesa in particolare per il Salone del vino che nel padiglione 4/A accoglierà produttori da tanti paesi diversi ed in particolare dall'Italia.

Vediamo alcuni consigli per chi ha l'opportunità di andare a Norimberga.

Qui potete trovare tutte le informazioni sulla aziende del vino presenti in fiera. Potete anche selezionare le aziende per tipologia di produzione, per nazione di provenienza ecc.

Qui invece trovate le notizie sui diversi appuntamenti ed eventi del BioFach interamente dedicati al vino. Tra le curiosità, un incontro sui vini biologici della Georgia e un convegno sulla prossima regolamentazione europea del vino biologico.

Un appuntamento molto interessante sarà anche la cerimonia di premiazione del primo Premio internazionale dei vini biologici MundusVini-BioFach, che si svolgerà in concomitanza della cerimonia di apertura, mercoledì 17 febbraio 2010 (nella foto sopra, le prove di degustazione che si sono svolte a dicembre 2009). Al concorso hanno partecipato 622 vini da 19 paesi. L’Italia, il paese con la superficie di vigneti biologici più vasta del mondo, guida la classifica con 163 esemplari iscritti, seguita da Germania (116 vini), Spagna (115 vini) e Francia (95 vini). Per quanto concerne i campioni presentati hanno dominato i rossi con 390 bottiglie (62,7%), mentre la quota di bianchi ha raggiunto le 213 bottiglie (34,2%).

Non appena disponibili, pubblicheremo l'elenco completo dei vini premiati.


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giovedì 4 febbraio 2010

Vino e ambiente: riutilizzare i reflui enologici


Fare vino produce grandi quantità di residui, in particolare liquidi. Indicativamente, per ogni litro di vino prodotto in azienda si produce un litro di liquidi reflui. Questa grande quantità di liquidi non sono di per sé inquinanti, perché principalmente contengono sostanze organiche non tossiche, ma hanno comunque un impatto negativo sull'ambiente, anche perché prodotti in periodi di tempo limitati.

Un interessante articolo dei “Quaderni della Regione Piemonte - Agricoltura” dà i risultati di uno studio su questo argomento fatto in provincia di Asti.
Per chi è interessato, l'articolo integrale, di Eliana Santoro e Paolo Balsari dell'Università di Torino, lo trovate qui. Lo studio fa parte del progetto “Gestione sostenibile dei reflui di cantina”.

Vediamo gli aspetti più interessanti dello studio. L'attenzione è stata rivolta soprattutto alle piccole e medie aziende, le più diffuse nella zona di studio: la media è stata di 400 quintali di uve lavorate all'anno. L'obiettivo è stato quello di valutare la possibilità di un uso agronomico di questi reflui, dopo averli stabilizzati attraverso uno stoccaggio in condizioni anaerobiche (cioè in assenza di ossigeno e quindi non a contatto con l'aria). Per ogni quintale di uva lavorata, è stata osservata una produzione media di 60,7 litri di reflui.

Lo studio rileva che la quantità di acqua prodotta a disposizione del viticoltore non è da trascurare: con una produzione di uva di 80-100 q/ettaro, si hanno circa 60-70 ettolitri di acque reflue (6-7 metri cubi). In pratica, con la quantità di reflui prodotti da un ettaro di vigneto si può fare un'irrigazione di soccorso dello stesso ettaro con 0,6-0,7 mm di acqua oppure si può usare quest'acqua per i trattamenti antiparassitari, con la possibilità di fare 10-12 trattamenti (calcolando un volume di distribuzione di 600 litri per ettaro; anche vedi la figura all'inizio del post).

Lo stesso studio rileva che ci sono ovviamente degli aspetti che andrebbero studiati per periodi più lunghi.
Per quanto riguarda l'uso dei reflui per l'irrigazione, occorre verificare se le sostanze contenute in queste acque (come sali, polifenoli ecc.) possono essere nocive per la vite, soprattutto se distribuite in grandi quantità e anche per parecchi anni di seguito.

Nel caso dell'uso delle acque reflue per i trattamenti fitosanitari, occorre verificare che le sostanze contenute non interagiscano in modo dannoso con i principi attivi degli antiparassitari. Inoltre, cosa da non sottovalutare, nei reflui non devono essere presenti residui solidi in grado di otturare gli ugelli degli atomizzatori.

Lo studio fa notare anche che è importante agire, soprattutto nelle piccole e medie aziende, per diminuire a monte i consumi di acqua.


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martedì 2 febbraio 2010

Venditti Wine Tour sbarca (o torna) a Surriento

Sbarca a Sorrento il Venditti Wine Tour con la sua 31a tappa. Il prossimo appuntamento è per mercoledì 10 febbraio 2010 al ristorante Le Tre Arcate di Piano di Sorrento. Il vulcanico Nicola Venditti, pioniere del vino biologico in Campania, continua nella sua manifestazione itinerante alla ricerca del matrimonio perfetto tra vino (biologico) e cucina di qualità.
Di Nicola Venditti abbiamo già parlato varie volte nel Blog del Vino Biologico. Se lo merita, soprattutto perché è uno di quei produttori benemeriti che ci fanno riconciliare con la Falanghina, vino e vitigno colpevole di un'inflazione folle e senza criterio. Agli amici che vivono o si trovano a passare in Campania per quella data, consiglio di farci un pensierino. 
Una precisazione: non so se il Venditti Wine Tour arrivi per la prima volta a Sorrento o se  questo sia un ritorno. La tentazione di fare un gioco di parole da quattro soldi con la citazione della canzone dei fratelli Ernesto e Giambattista De Curtis era però troppo forte. Sempre a Surriento andiamo a finire.

Il Venditti Wine Tour è la manifestazione ideata e realizzata dall'enologo Nicola Venditti, titolare dell'azienda biologica Antica Masseria Venditti,  insieme ai migliori ristoratori; vuole promuovere la migliore ristorazione italiana, abbinando la cucina tipica locale ai vini Doc e biologici di Venditti.

Mercoledì 10 febbraio 2010 - ore 20,30
Venditti Wine Tour
Ristorante Le Tre Arcate
Piazza Cota 9/10 - Piano di Sorrento
Per informazioni e prenotazioni
Tel. +39 081 5321849
www.letrearcate.net
La serata di Sorrento inizierà con un saluto del titolare del ristorante, Alessandro Russo. A seguire, l'enologo Nicola Venditti  presenterà la sua azienda illustrandone la filosofia. Sarà aiutato dalle bellissime immagini proiettate su uno schermo, che vanno dalla bella cantina in legno lamellare alle suggestive foto dell'innesto a gemma e a spacco inglese realizzate nel "vigneto didattico", per finire con le foto della vendemmia notturna. Il "vigneto didattico" è un'idea originale di Nicola Venditti realizzato nel 2005.

Saranno proiettate anche molte foto delle venti uve autoctone presenti nel "vigneto didattico" con cui l'azienda produce i suoi ottimi vini Doc biologici. Venti minuti di belle immagini e racconti di vita per conoscere direttamente l'Antica Masseria Venditti, con l'invito finale alla visita aziendale a Castelvenere (in provincia di Benevento) nell'Isola di cultura del vino.

Saranno spiegate nei particolari la coltivazione biologica e le scelte che tale normativa comporta. Si definisce biologico il prodotto così ottenuto e diventa veritiero solo se le autorizzazioni sono riportate sull'etichetta del vino. A seguire un menu enogastronomico molto interessante che coniugherà specialità culinarie ai vini biologici dell'Antica Masseria Venditti.

Per finire, un caloroso brindisi con la "grappa di Barbetta", un elisir unico nel suo genere che ci saluterà magnificamente.
Per la prima volta verranno esposte le opere autentiche di Lorenza, pittrice e moglie di Nicola, magnificamente utilizzate nella grafica aziendale (vedi l'immagine in alto).

Si richiede solamente la puntualità per ... una serata veramente da ricordare.

Il ristorante “Le Tre Arcate” si trova a Piano di Sorrento,  nella centralissima Piazza Cota, cuore del centro storico della città.

La storia recente inizia nel gennaio 1992, quando i coniugi Lucio e Lucia Russo, già esperti del settore, rilevano l’attività da una precedente gestione. Con loro ai fornelli il locale si dedica a gastronomia e ristorazione di qualità. Dal 1998, con il subentro del figlio Alessandro, sulle solide basi già affermate e attraverso un programma di ristrutturazione in via di ultimazione, il locale  svolge una gastronomia veloce rivolta alla commercialissima Piano e una ristorazione più attenta , rivolta agli appassionati di enogastronomia.

Quest’ultima si svolge nella saletta al piano superiore con la presenza dello stesso Alessandro coadiuvato dal giovanissimo chef Salvatore Accietto: oggi è divenuta un piacevole ritrovo per gourmet, appassionati, soci Slow Food e Ais attraverso cene a tema e master che completano il percorso gastronomico e culturale intrapreso.


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lunedì 1 febbraio 2010

Un brindisi biologico per San Valentino

Volete festeggiare San Valentino in modo diverso? Non cedete alle mode del consumismo e proponete alla donna o all'uomo della vostra vita un brindisi davvero speciale. Come? Stappando un vino biologico di qualità. Barone Pizzini, l'azienda biologica di Franciacorta (e non solo) molto attenta a offrire nuove suggestioni agli amanti del buon vino, propone la sua ricetta speciale per San Valentino.

E voi, avete in mente un vino biologico o biodinamico da proprorre per un romantico brindisi la sera del 14 febbraio?

Aggiungo un'osservazione personale: ho bevuto Dominé, il Verdicchio biodinamico dei Castelli di Jesi. Un'interpretazione davvero notevole del Verdicchio, a dimostrazione di come questo vitigno si presta ad esaltarsi nella coltivazione naturale (biologica o biodinamica), come dimostra anche il Verdicchio di Villa Bucci. Un gran bel bianco, Dominé, da gustare anche come aperitivo.



Per i veri wine lover che, in occasione di San Valentino, cercano i migliori calici da gustare con la persona amata,  con un occhio attento alla qualità, al gusto genuino ma anche alla passione e attenzione per l’ambiente, Barone Pizzini, storica azienda vitivinicola e prima in Franciacorta nella produzione di bollicine DOCG da viticoltura biologica, propone bollicine, bianchi e rossi nel segno del bio,  ideali per accompagnare ogni genere di serata e menu:

Bagnadore Franciacorta DOCG Brut Nature - Barone Pizzini
La riserva di prestigio per bio-romantici
Il brindisi più raffinato di Barone Pizzini, il Bagnadore è la riserva millesimata di pregio prodotta dall’azienda in Franciacorta, nata da una cuvée speciale di uve selezionate e fermentate in barriques, con buona parte di Pinot nero e lungo affinamento sui lieviti. Al palato è morbido ed elegante, per gli amanti dai gusti sofisticati che desiderano festeggiare con piatti  a base di pesce crudo e sushi.

Franciacorta DOCG Saten - Barone Pizzini
Il fascino dell’amore in un calice
Nettare pluripremiato e consigliato dalle migliori guide italiane, il Saten, da sole uve Chardonnay, ha un gusto morbido e avvolgente e risulta ideale per iniziare la serata con un aperitivo e continuare con una cena delicata, carni bianche o piatti a base di verdura.

Franciacorta DOCG Rosé - Barone Pizzini
Il colore amato dalle donne
Piacevole e fresco al palato, il Rosé è diventata una bollicina di gran moda, presente nei migliori party e apprezzata soprattutto dalle donne, anche per la sua capacità di adattarsi ad ogni ricetta, da quella in versione light a quella più elaborata.

Dominè – Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC – Pievalta
L’interpretazione biodinamica del San Valentino
Questo vino nasce nella tenuta Pievalta di Barone Pizzini, nelle Marche, da vitigni biodinamici che nel 2009 hanno meritato la certificazione internazionale Demeter. Il Dominè è ottimo in ogni occasione, è dunque ideale per le coppie più giovani o che amano festeggiare anche in modo informale, davanti a una pizza o un primo piatto.

Estatatura – Toscana Rosso IGT - Poderi di Ghiaccioforte
L’ espressione della passione
Rosso morbido e strutturato, Estatatura, da sole uve Sangiovese, è la riserva dei Poderi di Ghiaccioforte, i vigneti maremmani di Barone Pizzini. Perfetto per chi a San Valentino non rinuncerà alle carni rosse o sorprenderà il proprio amante con una degustazione di formaggi stagionati.

[fonte Barone Pizzini; foto Chiaroart]


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