Vino e ambiente: riutilizzare i reflui enologici
Fare vino produce grandi quantità di residui, in particolare liquidi. Indicativamente, per ogni litro di vino prodotto in azienda si produce un litro di liquidi reflui. Questa grande quantità di liquidi non sono di per sé inquinanti, perché principalmente contengono sostanze organiche non tossiche, ma hanno comunque un impatto negativo sull'ambiente, anche perché prodotti in periodi di tempo limitati.
Un interessante articolo dei “Quaderni della Regione Piemonte - Agricoltura” dà i risultati di uno studio su questo argomento fatto in provincia di Asti.
Per chi è interessato, l'articolo integrale, di Eliana Santoro e Paolo Balsari dell'Università di Torino, lo trovate qui. Lo studio fa parte del progetto “Gestione sostenibile dei reflui di cantina”.
Vediamo gli aspetti più interessanti dello studio. L'attenzione è stata rivolta soprattutto alle piccole e medie aziende, le più diffuse nella zona di studio: la media è stata di 400 quintali di uve lavorate all'anno. L'obiettivo è stato quello di valutare la possibilità di un uso agronomico di questi reflui, dopo averli stabilizzati attraverso uno stoccaggio in condizioni anaerobiche (cioè in assenza di ossigeno e quindi non a contatto con l'aria). Per ogni quintale di uva lavorata, è stata osservata una produzione media di 60,7 litri di reflui.
Lo studio rileva che la quantità di acqua prodotta a disposizione del viticoltore non è da trascurare: con una produzione di uva di 80-100 q/ettaro, si hanno circa 60-70 ettolitri di acque reflue (6-7 metri cubi). In pratica, con la quantità di reflui prodotti da un ettaro di vigneto si può fare un'irrigazione di soccorso dello stesso ettaro con 0,6-0,7 mm di acqua oppure si può usare quest'acqua per i trattamenti antiparassitari, con la possibilità di fare 10-12 trattamenti (calcolando un volume di distribuzione di 600 litri per ettaro; anche vedi la figura all'inizio del post).
Lo stesso studio rileva che ci sono ovviamente degli aspetti che andrebbero studiati per periodi più lunghi.
Per quanto riguarda l'uso dei reflui per l'irrigazione, occorre verificare se le sostanze contenute in queste acque (come sali, polifenoli ecc.) possono essere nocive per la vite, soprattutto se distribuite in grandi quantità e anche per parecchi anni di seguito.
Nel caso dell'uso delle acque reflue per i trattamenti fitosanitari, occorre verificare che le sostanze contenute non interagiscano in modo dannoso con i principi attivi degli antiparassitari. Inoltre, cosa da non sottovalutare, nei reflui non devono essere presenti residui solidi in grado di otturare gli ugelli degli atomizzatori.
Lo studio fa notare anche che è importante agire, soprattutto nelle piccole e medie aziende, per diminuire a monte i consumi di acqua.
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