Vini biologici: nuovo stop per la normativa europea sulla vinificazione bio
Se il termine non fosse inflazionato, si potrebbe parlare di "telenovela" europea sul vino biologico. Come sapere, l'Europa ha una normativa sull'agricoltura biologica dal 1991 ma ancora non ha un regolamento sulla vinificazione biologica e, quindi, sul vino biologico o da agricoltura biologica.
Dopo le vicende che hanno portato nel giugno 2010 alla bocciatura del regolamento europeo sul vino biologico (che doveva andare in vigore addirittura dalla vendemmia 2010), la Commissione ha provato a sondare nuovamente il terreno ma senza grandi speranze.
Riuscirà l'Italia a trovare una soluzione soddisfacente per un settore che ci vede ancora (per quanto?) i primi produttori ed esportatori mondiali di vini biologici?
La Commissione Europea ripropone il progetto di normativa sul vino biologico ma trova l'opposizione della maggioranza degli stati membri
La Commissione Europea sta provando a rilanciare il progetto di normativa sulla produzione di vino biologico in Europa, ma per ora senza successo. Si è trattato dell’ennesimo tentativo di Bruxelles per trovare un compromesso credibile affinché, chi produce, si adegui a dei reali standard biologici rispetto a quelli in vigore per il vino convenzionale. Il testo riproposto dalla Commissione è quello che nello scorso giugno 2010 si era arenato sull'opposizione della maggioranza degli stati membri.
Lo scoglio, come al solito, è quello dei solfiti nel vino. La Commissione Ue “ha dovuto constatare che le posizioni dei partner europei restano immutate, in particolare sulle soglie da autorizzare per la presenza di solfiti nel vino”.
Il progetto del commissario europeo all’agricoltura, il romeno Dacian Ciolos, prevedeva infatti per il vino biologico una soglia massima di solfiti pari a 100 mg/L per i vini rossi e 150 mg/L per i vini bianchi e rosati, cioè appena 50 mg in meno rispetto agli livelli attualmente in vigore per i vini convenzionali.
Contro questi limiti, considerati troppo rigidi, erano insorti una maggioranza di Paesi Ue, essenzialmente del Nord Europa, Francia compresa. Si tratta di Stati membri i cui territori sono in tutto o in parte carenti di sole, e hanno bisogno dei solfiti (cioè dell’aggiunta di anidride solforosa che è un antiossidante) per stabilizzare il vino, oltre che dello zucchero per alzarne la gradazione alcolica. Il paradosso è che si tratta in gran parte di paesi con pochissima produzione e, al contrario, con un forte interesse dei consumatori per i vini biologici e anche per vini più salutari, con pochi solfiti o addirittura senza solfiti aggiunti.
Contro questo approccio i partner del Sud, come l’Italia, dove il vino biologico rappresenta un segmento di produzione in crescita ma con grandi potenzialità di espansione: un mercato che i Paesi del Nord Europa non vogliono perdere, ma non possono fare a meno dei solfiti per produrre. Al momento quindi il negoziato appare ancora bloccato.
Con la situazione attuale i produttori potranno continuare a etichettare i loro vini esclusivamente come "vini da uve da agricoltura biologica", facendo riferimento solo alla produzione nel vigneto e non alla trasformazione in cantina. La maggioranza dei produttori vitivinicoli e delle cantine italiane seguono in cantina degli schemi privati di vinificazione biologica, certificati dagli organismi di controllo.
[fonte: rielaborato da Ansa]
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