Corsi di degustazione dei vini biologici

Corsi di degustazione dei vini biologici
Marzo 2015 a Roma

sabato 5 marzo 2011

Offida: convegno sui vini biologici di Amab Marche

Nei giorni scorsi si è svolto a Offida (Ascoli Piceno) un interessante convegno sui vini biologici organizzato da Amab Marche e dal progetto Bioregione Marche. Di seguito trovate la sintesi degli interventi principali. Sono stati trattati temi che vanno dalla normativa all'agronomia, dalla difesa del vigneto alla vinificazione, dal mercato alle preospettive future del settore.


Si è svolto nei giorni scorsi a Offida (Ascoli Piceno), nella sede dell’Enoteca Regionale delle Marche, un convegno regionale sulle prospettive future del vino biologico, organizzato da Amab Marche nell’ambito delle attività di informazione del progetto Bioregione Marche.

Di tale bevanda/alimento, che rappresenta un settore in crescente sviluppo nelle filiere biologiche marchigiane, si è parlato con un qualificato gruppo di esperti, partendo dai nuovi aspetti normativi in corso di discussione a livello ministeriale, alle innovazioni di tipo agronomico, tecnologico, di difesa fitosanitaria, fino ad arrivare al mercato nei suoi nuovi sbocchi futuri.


I lavori, moderati dal giornalista enogastronomico Pier Francesco Lisi, sono stati aperti da Stefano Bartolucci di Amab Marche.

La presentazione di Salvatore Basile, vice Presidente di Aiab Nazionale, ha tracciato tutto il  percorso che ha portato alla definizione provvisoria del nuovo regolamento che dovrebbe fissare limiti e regole comuni, condivise, per arrivare al mercato con un prodotto certificabile come “Vino Biologico”.
E’ una esigenza immediata per i produttori con un mercato in forte crescita, quella di avere un prodotto identificabile, ben visibile e tracciabile, su cui fare opportune azioni di marketing e promuovere il prodotto in un mercato concorrenziale.

Ruggero Mazzilli, ricercatore della stazione sperimentale di viticoltura sostenibile di Gaiole in Chianti, ha presentato le nuove tendenze di coltivazione per una viticoltura sostenibile tenendo conto degli elementi del “Terroir”.
In controtendenza a volte da quanto definito nei disciplinari e nei protocolli di qualità che tendono a standardizzare la produzione della vite secondo linee statiche ed uniformi che tengono conto della sola carica di gemme sui capi a frutto e del numero di grappoli per pianta, Mazzilli rimette in discussione tutta la gestione del vigneto.
Il produttore deve partire da un’attenta analisi del terreno, dei profili stratigrafici che affiorano e ben visibili anche ad occhio nudo, per gestire in modo dinamico la produzione su tutte le piante. Grande attenzione dunque alla potatura, unico mezzo per equilibrare il sistema radice-foglia-grappolo in funzione della zona i cui è posizionata la pianta. Per fare qualità, sostiene, non occorre ridurre drasticamente il numero di grappoli per pianta ma occorre equilibrare la produzione pianta per pianta nel numero delle gemme sui capi a frutto. I grappoli devono beneficiare di tutti quei fattori che sono alla base di una buona e rapida maturazione (radici, foglie, nutrienti), per ridurre i fenomeni di scalarità di maturazione sul grappolo stesso. Molta attenzione anche alle pratiche che permettono di risparmiare acqua come l’inerbimento, e una meccanizzazione molto leggera che preservi lo strato poroso superficiale del terreno.

Gianfranco Romanazzi, dell’Università Politecnica delle Marche,
ha presentato i dati di una ricerca condotta nella Regione Marche sull’impiego di rame a basso dosaggio in viticoltura biologica.
Nel rispetto dell’impiego dei 6 kg di rame ad ettaro dal 2006 per i trattamenti contro la peronospora, la ricerca condotta in collaborazione con l’Amab Marche, ha evidenziato che esiste una possibilità di ridurre i dosaggi anche del 40% delle dosi indicate in etichetta, utilizzando in sinergia sostanze alternative. Le sperimentazioni condotte per tre anni su vitigni bianchi e rossi in diversi contesti ambientali hanno dato ottimi risultati nel contenimento della malattia.

Fabio Chinnici, dell’Università di Bologna, ha trattato il controverso tema dell’impiego della solforosa in biologico. Su tali limiti d’impiego è oggi fermo l’emendamento del nuovo regolamento, che vedono paesi membri favorevoli alla totale abolizione e paesi che richiedono limiti più alti d’impiego di solforosa. Secondo dati sperimentali, applicando una buona tecnologia e un buon igiene in cantina, è ragionevole ipotizzare una riduzione di solforosa anche del 30% rispetto al limite attualmente consentito, mantenendo buone caratteristiche qualitative dei vini ed evitando ossidazioni indesiderate.

Andrea Arzeni, dell’Inea Marche, ha presentato i dati dello studio di fattibilità condotto sulle filiere biologiche marchigiane.
Il settore del vino biologico, seppur ancora di modeste dimensioni nella Regione Marche rappresenta un esempio di filiera strutturata di prodotto con sbocco diretto nel mercato interno ed estero.
L’attuale filiera vitivinicola è strutturata con piccoli produttori che vendono direttamente il prodotto alle cantine oppure lo trasformano direttamente. Quindi filiera lunga e filiera corta devono valutare bene sia gli aspetti complementari, sia gli aspetti concorrenziali.
Buona la volontà di aggregazione delle aziende con scarsa propensione al rischio d’impresa che ostacola la formazione di nuove organizzazioni di filiera. Anche nel vino, sostiene Arzeni, per le filiere bio occorre mantenere sempre un giusto equilibrio tra produzione e sostenibilità, unico elemento distintivo di queste filiere specializzate e dedicate al metodo biologico.
Non solo reddito dunque ma anche presidio del territorio e tutela ambientale. Il pubblico deve continuare a sostenere il reddito dei viticoltori, affinché indirettamente tutti possano beneficiare di un’ambiente meno inquinato. Occorrono inoltre in futuro nuove strategie di aggregazione per differenziare l’offerta in mercati con nuove competitività.

Giovanni Vagnoni, membro del consiglio del Consorzio di tutela dei vini piceni, porta l’esperienza  diretta del Consorzio che ha deciso di ristrutturare sia la gestione interna sia la politica di vendita del prodotto.
Nella Regione Marche, il settore del vino è per il 90% della produzione aggregato dal Consorzio di Tutela dei vini Piceni e dall’Istituto di tutela dei vini Marchigiani.
Partendo da un’attenta analisi critica della gestione attuale del Consorzio alla luce di quanto richiesto dai nuovi scenari di mercato, Vagnoni sostiene che il Consorzio Piceno in futuro fisserà nuovi obiettivi da raggiungere con tre linee strategiche: partecipazione, promozione e produzione.
La promozione deve essere più capillare, con metodi diretti e mirati, considerando che il ritorno di quella fatta sulla stampa è di appena il 4%. Puntare inoltre su grandi eventi nazionali ed internazionali con produzioni organizzate per soddisfare la domanda.
Inoltre il socio deve recuperare il ruolo decisionale, attraverso la formazione di gruppi di lavoro che facciano partecipare le cantine nella programmazione delle attività stesse.

Roberto Luciani, Dirigente del Servizio Agricoltura della Regione Marche, ha concluso la giornata di lavori confermando che il sostegno alle filiere è l’unica scelta strategica d’indirizzo politico che la Regione Marche intende sostenere nel futuro. A conclusione del periodo di programmazione 2007-13, tutto il sostegno economico sarà indirizzato verso quelle politiche di aggregazione che tendono ad aggregare il prodotto, consorziare i mezzi di produzione, condividere strategie di crescita comuni.
A tal proposito, ricorda Luciani che dopo un recente accordo tra i due principali Consorzi di produttori vitivinicoli Marchigiani per promuovere i vini della Regione unitariamente anche  all’estero, l’Assessore all’agricoltura Paolo Petrini è proprio in questi giorni di ritorno da Amburgo in Germania con una delegazione di quaranta aziende vitivinicole per promuovere in modo unitario tutto il territorio marchigiano.
Anche nel biologico dunque, visto il forte aumento dei consumi sono auspicabili politiche di aggregazione  e di promozione unitaria finalizzate a mantenere la propria individualità tra le aziende trovando obiettivi e strategie comuni. Solo così si possono ridurre anche costi che si ripetono inutilmente.


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