Corsi di degustazione dei vini biologici

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Marzo 2015 a Roma

lunedì 13 luglio 2009

Vino e impronta del carbonio dalla Spagna

Il concetto di impronta di carbonio comprende tutte le emissioni di anidride carbonica coinvolte nel ciclo di vita di un prodotto: dalla produzione della materia prima alla distribuzione, passando per la coltivazione e la raccolta, se si tratta di un prodotto agricolo, la concimazione, il trasporto all'impianto di trasformazione, la trasformazione e il confezionamento.

Secondo un articolo de El Mundo, a partire da settembre gli alimenti spagnoli potranno scegliere un'etichetta che stima l'impronta di carbonio. L'iniziativa nasce dall'Associazione delle imprese di prodotti biologici dell'Andalusia (Epea) che, insieme alla Junta dell'Andalusia, ha sviluppato una metodologia per calcolare le emissioni di gas serra durante la vita di un prodotto. La metodologia si basa sullo standard internazionale Pas 2050. Le etichette saranno convalidate da un certificatore indipendente. Epea ha anche lanciato un pagina web (www.huellacarbono.es) per informare i consumatori su questa novità.

Il progetto è partito con tre alimenti “pilota”, i pomodori ciliegini, l'olio di oliva ed il vino Pedro Jimenez. I risultati ufficiali non saranno validati fino a settembre quando sarà avviata il controllo indipendente. Da quella data tutti gli alimenti, sia biologici che convenzionali, potranno scegliere volontariamente questa etichettatura.
L'etichetta racchiude, in effetti, un impegno di lungo periodo. “La cosa importante non è se uno ha più emissioni di un altro ma l'impegno di ciascuno a ridurre le proprie emissioni di carbonio” ha detto Juan Manuel Luque, presidente della Epea. Mostrando la sua etichetta ogni impresa si impegna a ridurre le emissioni.
“Ci sono emissioni che non si possono ridurre o eliminare come il metano nell'allevamento. Molte altre fonti, però, si possono ridurre con l'efficienza energetica o una migliore gestione della filiera”.

L'etichetta dell'impronta del carbonio comprenderà le emissioni dei prodotti esportati. Ad esempio, se un olio di oliva venduto a livello locale è commercializzato anche in un paese lontano, la CO2 emessa nel trasporto avrà ripercussioni sulla totalità delle bottiglie vendute, sia in Spagna che all'estero. “Siamo comunque aperti a proposte perché alla fine l'impronta non danneggi i produttori locali” aggiunge il presidente dell'Epea.

[fonte AgraPress/Ecoalimenta.com]


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