Corsi di degustazione dei vini biologici

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Marzo 2015 a Roma

sabato 2 dicembre 2006

Lo dicevo che i pesticidi fanno male!

Qualche giorno fa abbiamo riportato l'allarme per alcuni effetti "indesiderati" dei diserbanti sull'uomo (inteso proprio come sesso maschile).
Ora un altro inquietante rischio tira in ballo tutti i pesticidi, cioè gli antiparassitari usati in agricoltura, di cui i diserbanti sono una categoria.
I pesticidi possono provocare il Parkinson! C'è poco da scherzare, evidentemente. La cosa che colpisce è che l'allarme non viene dalla solita fonte ecologista o dal mondo dell'agricoltura biologica, ma dal Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Come dire: ormai la cosa è di dominio pubblico ed il mondo scientifico ne parla apertamente.
Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 30 nuovi casi di Parkinson e complessivamente nel nostro Paese sono 500mila i soggetti affetti da tale patologia. L’età è un fattore di rischio significativo. Ma c’è preoccupazione da parte degli esperti per l’insorgere della malattia in età giovanile: un terzo dei casi si manifesta al di sotto dei 40 anni.
“A favore del ruolo tossico dei pesticidi, possibili responsabili della degenerazione dei neuroni dopaminergici della substantia nigra” spiega Marzia Baldereschi dell’Istituto di neuroscienze (In) del Cnr di Firenze “si sono accumulate molte evidenze scientifiche, al punto che un tribunale francese ha riconosciuto il Parkinson, che ha colpito un agricoltore, come malattia professionale”.
Malattia professionale?
Per sostenere la sua tesi la Baldareschi cita autorevoli studi scientifici, tra cui i dati del Progetto Finalizzato Invecchiamento del Cnr, già pubblicati nel 2003. “Oggi”, conclude Baldereschi, “si è orientati a concludere che l’esposizione ai pesticidi aumenta il rischio di Parkinson e ne promuove l’insorgenza in individui predisposti su base genetica o di altro tipo."

La notizia riguarda l'esposizione professionale, quindi a dosi massicce e ripetute, però è innegabile che anche a noi consumatori queste sostanze non fanno bene, come non fanno bene agli esseri viventi (dai pesci agli uccelli) che entrano in contatto con i pesticidi immessi nell'ambiente. Una conferma indiretta, ricca di saggezza popolare, di questa conclusione scientifica è che, soprattutto agli inizi del biologico, molti agricoltori hanno fatto la scelta di tornare a metodi di coltivazione più naturali proprio per tutelare in primo luogo la propria salute e quella dei loro familiari.
Pensiamo anche a queste cose, quando leggiamo sull'etichetta che quel vino è prodotto con "uve da agricoltura biologica" . E, mentre beviamo, diciamo silenziosamente grazie al contadino (nel senso più nobile del termine) che lo ha prodotto.

Leggi l'articolo originale di Maria Teresa Dimitri su "Almanacco della scienza" del Cnr.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

anche il rame fa molto male e visto che i biologici lo usano tanto non so se ti conviene ringraziare il contadino !

P.F.Lisi ha detto...

dunque, chi fa agricoltura biologica deve rispettare il limite molto restrittivo di 6 kg per ettaro all'anno di rame metallo. quindi si tratta di dosi nel complesso ridotte. si stanno cercando alternative all'uso del rame, come l'impiego di microrganismi utili, proprio per diminuire i problemi legati a questo elemento. a conti fatti, io continuo a ringraziare il viticoltore biologico!
grazie dell'attenzione
Pier Francesco