L'elettricità pulita può venire dai vigneti
Non solo uva dai nostri vigneti. Dalla potatura della vite, infatti, e con l’aiuto della giusta tecnologia, è possibile recuperare residui legnosi da destinare alla produzione di calore o elettricità, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente.
"In effetti tali residui possiedono le caratteristiche ideali per la conversione in energia", conferma Raffele Spinelli, dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) del Cnr di Firenze: "I vigneti distribuiti sul territorio nazionale potrebbero restituire circa 3 milioni di tonnellate di biomassa".
Per gli addetti ai lavori, attualmente, la gestione di questo materiale costituisce più che altro un problema di smaltimento e un costo. "Per ottenere il massimo vantaggio, in termini sia economici sia ecologici", spiega Spinelli, "sarebbe però necessario organizzare efficienti cantieri di raccolta. In questa direzione l’Ivalsa ha iniziato la sperimentazione in campo di macchinari, in particolare imballatrici e trinciacaricatrici, le due principali tipologie. Le prime consentono di raccogliere i sarmenti in balle di forma e dimensioni omogenee, sfruttando al meglio la capacità di carico dei mezzi di trasporto. Le trinciacaricatrici tagliuzzano i legnetti producendo un materiale inferiore ai 5 cm, che può essere movimentato più agevolmente rispetto alle balle".
Le prove di condizionamento e movimentazione, effettuate nelle scorse settimane nelle Marche e nel Veneto, hanno dato risultati incoraggianti. "Anche per quanto riguarda la qualità della biomassa prodotta", precisa Natascia Magagnotti dell’Ivalsa-Cnr. "Il tenore idrico è risultato molto elevato (44%), a causa della pioggia che ha preceduto le prove, e in condizioni più favorevoli è lecito attendersi valori anche inferiori al 35%, comunque sufficienti a favorire l’imballatura senza rischio di fermentazione".
Nell’ambito del progetto è stato realizzato un foglio di calcolo capace di restituire le produttività e i costi delle fasi di lavoro. "Abbiamo registrato parametri quali le caratteristiche della materia prima, il tipo di macchinario utilizzato, il sistema di alimentazione e i relativi costi, le modalità di lavoro, la distanza da coprire per il trasporto e i costi della manodopera", prosegue Spinelli. "La simulazione ha confermato che il recupero dei residui di potatura ha un prezzo ancora elevato, tra i 6 e i 12 euro per quintale". I cantieri studiati, comunque, offrono ampi margini di miglioramento. "In particolare", conclude Magagnotti, "sarà necessario razionalizzare la movimentazione di balle e sacchi, magari ricorrendo all’automazione, come già in altri settori. Inoltre, il modello matematico da noi elaborato consentirà agli agricoltori di confrontare i vari cantieri con la propria realtà operativa, facilitando la selezione dell’attrezzatura più adatta alle loro esigenze".
[fonte Anna Capasso-Almanacco della Scienza CNR]
Informazioni: Raffaele Spinelli, Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Cnr, Sesto Fiorentino (Fi), tel. 055-5225641, email: spinelli@ivalsa.cnr.it
www.biomassaforestale.org
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