Corsi di degustazione dei vini biologici

Corsi di degustazione dei vini biologici
Marzo 2015 a Roma

sabato 15 aprile 2006

Ancora sul Vinitaly

Pubblichiamo, anche se con abbondante ritardo, un interessante articolo di Licia Granello su "La Repubblica" che parla della presenza dei vini biologici al Vinitaly e alle altre manifestazioni organizzate nello stesso periodo.
Una sola osservazione: nell'articolo (che abbiamo recuperato grazie a Greenplanet) si parla di circa 100 aziende che producono vini bio presenti al Vinitaly. Da una nostra stima, i produttori al Vinitaly erano sicuramente superiori al centinaio. Una bella pattuglia, senza dubbio. L'occasione è quella giusta per ringraziare tutte le aziende che abbiamo conosciuto e contattato al Vinitaly. Grazie ancora della disponibilità!


Vino Bio. La scommessa del “c’era una volta”
di Licia Granello

È una delle sorprese migliori del prossimo Vinitaly, in calendario a Verona dal 6 al 10 aprile: piccoli produttori biologici crescono e presentano le loro etichette migliori.
Perché le bottiglie di qualità - spesso nate da colture biodinamiche, invecchiate secondo natura e poi certificate - stanno sfatando tutti gli antichi pregiudizi.

C'era una volta il Vinitaly. E c'è ancora, quarant'anni dopo. Mai così grande, articolato, imperdibile.
Con tutti i difetti, i limiti, gli errori che accompagnano fedelmente l'evolversi delle grandi manifestazioni (in programma dal 6 al 10 aprile a Verona), snobbarlo è difficile: che siate produttori o semplici appassionati, che fabbrichiate opinioni o bicchieri, vedere riunite sotto lo stesso tetto - meglio, sotto tetti vicini, per un totale di 80mila metri quadri - oltre quattromila aziende vinicole tra le più gettonate e prestigiose del pianeta, è una tentazione davvero irresistibile.
All'interno, troverete di tutto, dalla mega-enoteca alle degustazioni guidate, dagli abbinamenti con il meglio delle cucine del mondo all'elezione dei quaranta vini del mito italiano, e moltissimo altro ancora.
Ma quest' anno, soprattutto, ci sarà una presenza-record di aziende certificate biologiche: oltre cento, dislocate tra consorzi e associazioni.
Mai come oggi il bio sta dismettendo i panni della cenerentola delle produzioni di qualità, anche tra i vini.
Ci hanno confuso le idee, detto che non era possibile, che per essere sano in vigna e nel bicchiere il vino doveva pagare pegno sul piano della bontà.
E che pegno: vini con un'impronta di terra stampata sul palato o allappanti come limoni spremuti, sgraziati e incompiuti, con un presente mediocre e un futuro impossibile.
Ma piccoli vini crescono.
Insieme a una generazione di giovani vignaioli, molti dei quali formati secondo i cardini dell'agricoltura sostenibile, pronti a lasciarsi alle spalle i bidoni di Mancozeb (l'anticrittogamico cancerogeno tra i più usati in agricoltura) per instaurare un diverso rapporto con la terra e con ciò che la terra produce, senza abdicare ai comandamenti della gola.
L'Italia si sta dimostrando terra di elezione, se è vero che su dieci aziende bio europee, quattro sono nostre.
Quantità e qualità: basta dare un'occhiata alle guide critiche per scoprire che negli ultimi anni, insieme agli ettari di vigna "convertiti", sono cresciuti in maniera esponenziale voti e giudizi tecnici.
Dal Piemonte alla Sicilia, le donne sono tante, tantissime. Quasi tutte votate, più che al biologico, alla biodinamica (che tiene in maggior conto la salute e la naturalità dei terreni). Sarà per il rapporto forte, empatico, con la terra, la fertilità, i cicli della luna e delle maree: una sorta di corrispondenza tra i tempi della natura e quelli del corpo, declinati al femminile da sempre. E siccome le sfide vanno raccolte a tutto tondo, anche le uve utilizzate sono spesso poco conosciute, lasciate a lungo nel limbo dei vitigni di poca resa e temperamento bizzoso.
Così, via libera al Frappato siciliano e al Ciliegiolo toscano: mica facili da domare, ma golosi e riconoscibilissimi nel bicchiere.
Ma non è tutto bio quello che luccica.
La mancanza di una legislazione europea specifica rende il settore ancora molto frammentato e con qualche incertezza di troppo (come per la regolamentazione dell' uso della solforosa): ma i vini da uve biologiche, o realizzati con il metodo biodinamico, godono di controlli seri e sconosciuti alle produzioni "convenzionali".
Poi ci sono i ribelli storici. Quelli che fanno il vino buono, naturale e basta, rifiutando i bollini e mettendo a garanzia le loro facce contadine senza compromessi. Sono i VinoVeristi di Teobaldo Cappellano, i VinNaturisti di Angiolino Maule, gli antagonisti di Critical Wine, il gruppo tanto caro a Luigi Veronelli.
Li ritroverete, figli spuri ma non minori, nei giorni della fiera-madre, a pochi chilometri di distanza, tra Villa La Mattarana (San Michele Extra), Villa Favorita (Monticello di Fara) e il centro sociale veronese Chimica.
Vale la pena di visitarli tutti. Assaggiando, gustando e commentando.
Ma prima, prenotate una camera in zona. Il ritorno dal Vinitaly meglio non farlo al volante.

Repubblica, 26 marzo 2006


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